Domande Frequenti
Usando una nota ironica e anche un pò provocatoria , si può pensare che "I sogni son desideri di felicità!" come cantava Cenerentola nella sua favola, ma la realtà spesso si distingue dalla fantasia delle favole.
Durante il sonno, il nostro cervello e la nostra mente, si permettono di fare quello che durante la veglia non possono.
Le fantasie che durante il sonno si alimentano, non sono del tutto estranee ai nostri pensieri, ai nostri sentimenti, alle nostre emozioni, ai nostri desideri e ai nostri timori , anche se apparentemente, può sembrare così.
Non a caso, uno stesso sogno, non significa la stessa cosa per tutte le persone che lo fanno.
Ogni sogno si costruisce sulla storia personale del soggetto che lo ricorda. Cosa non meno importante, è cosa significa “quel sogno” per “quella persona” che lo ha fatto e come si sente pensando a quel sogno.
E’ molto importante conoscere il contesto in cui è vissuto un bambino pieno di paure, cioè dobbiamo sapere se abbia vissuto realmente delle esperienze per lui "traumatiche" come un terremoto, dei ladri che irrompono in una casa (sua o di amici, parenti etc..) e che lo stesso non sia accaduto col fuoco, perchè questo orienterebbe verso una direzione.
Se tutto fosse nella sua mente e nelle sue fantasie senza un’esperienza reale degli eventi temuti, dovremmo capire, cosa queste paure ci stanno dicendo di lui. Ci dovremmo chiedere se in famiglia, ci sono persone ansiose, spaventate a loro volta dagli stessi fenomeni, come queste paure vengono affrontate, se e quanto impediscono di fare una vita serena, tranquilla e ordinaria.
Un bambino spaventato, per quanto tutti i bambini abbiano più o meno paura di qualcosa, merita l’attenzione di uno specialista.
Il pianto può essere uno sfogo della rabbia, ma bisogna capire cos'è che l’alimenta. Spesso, il comportamento che noi abbiamo , non coincide o meglio non rappresenta fedelmente quello che proviamo, pensiamo e sentiamo, un pò come se indossassimo dei panni, senza saperlo e magari anche senza volerlo. I motivi che scatenano questa rabbia potrebbero non essere così chiari e visibili, ma più difficili da contattare perchè incomprensibili o anche perchè sentiti come inaccettabili. In un momento di calma e tranquillità, si potrebbe chiedere al bambino come sta, come si sente e come vadano le cose a scuola, coi compagni, con gli amici con cui pratica uno sport, cercando di rintracciare cos’è che lo turba. Può capitare che i figli non parlino volentieri coi genitori perchè non vogliono farli preoccupare o perchè pensano di non essere capiti. E’ importante trovare un canale per dar voce e spazio alla rabbia e per poter pensare a come comprenderla, tollerarla, gestirla. Per questo può essere utile consultare uno psicoterapeuta.
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E’ importante non trascurare questa circostanza e non considerarla una cosa “banale” e passeggera appartenente ad una fase dello sviluppo, perchè trascurando una difficoltà oggi, si può creare un problema domani. Il cibo, il mangiare e come lo facciamo, rappresenta una modalità con cui ci rapportiamo al mondo e anche alle persone. Tal volta, il sintomo ci parla, ci vuol dire qualcosa che non può essere espresso in altri modi e attraverso altri canali. C’è da chiedersi se il bambino abbia delle difficoltà relazionali nell'approccio con i pari e con gli adulti in altre circostanze non conviviali, sapere se a casa mangia e come lo fa.
Ci si può interrogare su quanto l’esperienza del nutrirsi venga vissuta come così intima, da non poter essere condivisa. Le riflessioni sono molte e degne di attenzione soprattutto se questa difficoltà diventa un limite.
E' possibile, che un'ondata emotiva ci travolga tanto da non consentirci di individuare, distinguere, dare un senso e uno spazio mentale elle sensazioni che proviamo. Attraverso il soma, arrossendo, le caotiche emozioni si scaricano tutte insieme in un "colpo" solo.
Può capitare di avere una serie di pensieri e preoccupazioni che non condividiamo con nessuno e che possono provocare una carica energetica che non trova nessun canale per essere espressa, proprio come se ci fosse qualcosa che si agita dentro di noi. A volte, vorremmo essere più disinibiti e invece ci troviamo bloccati da una serie di giudizi autocritici che ci impediscono di essere spontanei. Vale la pena, affrontare un percorso di conoscenza personale per capire, entrando in contatto con se stessi, i propri pensieri, desideri, emozioni e sogni.
E’ molto importante avere una vita di relazioni che ci stimolino. I genitori, la famiglia sono una base sicura, ma è molto importante riuscire ad uscire dal “guscio” conoscere il mondo e coltivare delle amicizie con cui divertirsi, confrontarsi e condividere esperienze. Più ci si isola e più ci sembra impossibile uscirne. Capita che gli attacchi di panico si sviluppino su un substrato di conflitti tra ciò che vogliamo, ciò che possiamo e ciò che abbiamo. Proprio come se incosciamente qualcosa ci suggerisse che vogliamo cambiare, ma razionalmente abbiamo paura o peggio, pensiamo di non avere i mezzi per cambiare.
Impariamo a conoscere noi stessi attraverso le esperienze, ma se ce ne priviamo, questo cammino diventa più difficile. Se non ci mettiamo alla prova, non possiamo conoscere le nostre risorse interne ed esterne. Quando si soffre di ansia, depressione, attacchi di panico, ci si sente imprigionati dalle proprie emozioni e più ci si chiude, più ci si allontana dalla realtà! Il primo passo è prendere consapevolezza del problema e farsi aiutare.
Il post parto può essere un periodo molto difficile in alcune situazioni, perchè ci cambia la vita e ci mette a dura prova, sia fisicamente che mentalmente. Quando i bambini hanno raggiunto una certa autonomia, capacità di espressione e di linguaggio, "separandosi" dalla mamma perchè è il loro sviluppo che lo richiede, ci ritroviamo un pò sole, a fare i conti con noi stesse. In questo momento, si può aver bisogno di un sostegno emotivo per affrontare quel senso di vuoto e di “abbandono”. E' molto importante coltivare le amicizie e non isolarsi, riattivarsi nella ricerca di un lavoro se non se ne ha già uno, per conquistare quella indipendenza e autonomia che influenzano l’autostima. E' molto importante per i figli, che le mamme siano più serene, soddisfatte e abbiano la mente “libera” per dare più spazio a loro e alle gioie che riescono a darle. Quando le mamme sono troppo coinvolte nei loro pensieri, ansie, angoscie, timori, sono meno disponibili per i loro figli e non riescono a vederli e viverli pienamente, perchè hanno la mente offuscata da altro materiale! Quindi per amare i nostri figli è importante amare se stesse.
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